

In favore della giustizia
15,00 €
Di prossima pubblicazione
Descrizione
PREVISTO PER FEBBRAIO 2026
L’attuale riforma della magistratura, lungi da risolvere i mali della giustizia, preoccupa tutti coloro che colgono la vera posta in gioco. In molti Paesi con giudice e pubblico ministero separati, il secondo dipende dal potere esecutivo; è quanto avveniva in Italia durante il fascismo. Collocando giudice e pm in un unico ordine indipendente e autonomo, i costituenti posero le basi per un controllo di legalità in piena conformità al principio di uguaglianza. È vero che la riforma non tocca l’indipendenza del pm ed è altresì indubbio che Paesi, con il pm in varia misura collegato al potere esecutivo, si tutelano grazie diversi equilibri democratici. Tuttavia questa riforma apre a uno scenario denso di rischi. Il pm è destinato così a diventare un super-poliziotto il cui obiettivo sarà la vittoria nel processo e non l’affermazione del primato della legge quale sia l’esito della sentenza. Una volta scardinato l’attuale equilibrio tra i poteri dello Stato, sarà difficile resistere alla tentazione di cancellare l’obbligatorietà dell’azione penale e condizionarne l’esercizio a valutazioni di opportunità dettate dalla politica, rendendo alcuni più “uguali” di altri davanti alla legge.
FRANCESCO GIANFROTTA. Magistrato dal 1978, è stato pubblico ministero, poi giudice penale. Si è occupato, tra i tanti, di processi per fatti di terrorismo e di criminalità organizzata, per il caso Telekom Serbia e per la morte degli operai della Thyssenkrupp. Ha diretto l’Ufficio detenuti del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (1999-2001). È vice-presidente dell’associazione GRIST (Gruppo italiano di studio sul terrorismo) e componente del Comitato scientifico della Fondazione osservatorio “agromafie”, per la quale si è occupato di caporalato e beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Collabora con la Regione Piemonte sulla tutela della salute in carcere e sul funzionamento delle REMS (ex OPG); e con la Fondazione Vittorio Occorsio sulla diffusione nelle scuole della cultura della legalità.
ALBERTO PERDUCA. Magistrato dal 1979, già procuratore della Repubblica di Asti (2016-2021), ha lavorato al Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia, all’Ufficio europeo di lotta antifrode e nella Missione Eulex in Kosovo. Ha collaborato con gli organismi di controllo dell’Unione europea in Ucraina. Tiene regolarmente corsi di aggiornamento per magistrati in diversi Paesi africani. Ha scritto ed è intervenuto, in Italia e all’estero, su vari temi di giustizia penale. Per Edizioni SEB27 ha curato il volume Giustizia e conflitti internazionali. Riflessioni a partire da Ucraina, Israele e Gaza (2025).

